Esiste una correlazione tra felicità e gratitudine? Ce lo racconta uno studio del 2019 pubblicato sul Journal of Happiness Studies: secondo la ricerca, instillare il sentimento di gratitudine nei bambini dai 5 anni in su favorisce una crescita più serena e felice, avvantaggiandoli nello scambio sociale.
Che cos’è la gratitudine?
La gratitudine viene definita come il sentimento e la disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare. [Treccani]
Secondo il progetto Raising Grateful Children sono quattro le componenti principali della gratitudine:
- Riconoscimento tramite il quale ricerchiamo gesti e parole per esprimere il sentimento
- Pensiero che ci porta a riflettere sull’esperienza grazie alla quale ci sentiamo grati
- Sentimento è la parte più emotiva della gratitudine che si riflette nel modo in cui ci sentiamo quando udiamo la parola “grazie”
- Azione è la componente che ci permette di rispondere alle prime tre in modo attivo
Un “grazie al giorno”…
Spesso tendiamo ad associare l’azione di ringraziare ad una semplice questione di rispetto o educazione. Ma non si tratta solo di questo. Ciò che conta è comprendere quanto la riconoscenza è davvero fondamentale per il proprio benessere e per quello degli altri.
Insegnare a dire “grazie” ai bambini a volte può sembrare una vera e propria “missione impossibile” o una forzatura. Sebbene, soprattutto all’inizio, per i più piccoli sia solamente una “parolina magica”, ringraziare non deve diventare qualcosa di meccanico, per questo motivo è sempre importante puntualizzare la ragione per cui viene fatto, sottolineando la bontà dell’azione. L’abitudine di dire grazie, gradualmente, aiuterà i bambini a domandarsi la vera ragione per cui si sentano grati.
Il ruolo dei genitori, e delle altre figure di riferimento, in questa fase di crescita dei bambini è quello di indurli ed incoraggiarli a riconoscere l’importanza di dire “grazie”, facendogli notare di essere protagonisti di un’azione del tutto positiva. Non è un’impresa facile, ma può essere utile farne un esercizio quotidiano in famiglia, a scuola ed in tutti gli ambienti sociali in cui si trovano i bambini.
Una delle tecniche migliori per insegnare la gratitudine ai bambini è dare il buon esempio. Mostrare loro gratitudine quando fanno qualcosa di buono è fondamentale, li aiuterà a capire che desideriamo che a loro volta facciano lo stesso.
Il potere di un “grazie”
“Ringraziare può migliorare la felicità delle persone e può anche migliorare il benessere di qualcuno che abbiamo davanti, anche più di quanto pensiamo” [Amit Kumar]
Al contrario della paura o della tristezza, la gratitudine è un sentimento estremamente positivo che migliora la sensazione di benessere e vitalità. Durante la crescita le sensazioni positive proseguono e si amplificano, a provarlo è un altro studio risalente al 2008, pubblicato sul Journal of Psychology, dove si spiega come nella fascia d’età compresa tra gli 11 e i 13 anni si gettino le basi per la crescita di un adulto consapevole, ottimista e socialmente attivo. Se ben coltivata, l’abitudine di ringraziare, tra i 14 ed i 19 anni porta i suoi frutti anche nella sfera personale aiutando a diminuire sentimenti negativi come l’invidia ed il materialismo, lasciando spazio a soddisfazione e senso di appartenenza.
Numerosi sono gli studi sostenitori del fatto che praticare la gratitudine predispone alle emozioni positive, riduce il rischio di depressione e aumenta la capacità di riprendersi dagli eventi stressanti della vita. La gratitudine, praticata dagli adulti ed insegnata ai piccini, permette di imparare a prestare attenzione a ciò che, spesso, viene dato per scontato. Dire “grazie” è quindi un allenamento continuo ad essere riconoscenti per ciò che ci viene dato, piccolo o grande che sia.
Globo Giocattoli – #LiberidiRingraziare