A molti genitori è capitato di sicuro di assistere a particolari crisi dei propri figli quando, usciti di casa, si rendevano conto che non avevano con sé il loro amato peluche o la soffice copertina.
I bambini nei primi mesi di vita non riescono a distinguere la differenza tra sé e la figura materna, ma percepiscono un’unica unità. Per questo motivo diventa difficile distaccarsi da ciò che infonde sicurezza, protezione e affetto. I bambini hanno bisogno di non sentirsi soli, per cui quando iniziano il distacco dalla mamma, spesso scelgono un gioco o un oggetto particolare su cui riversare le proprie emozioni e bisogni.
La nascita psicologica
Gli studi della psicoanalista ungherese Margaret Mahler e il suo scritto del 1975 “La nascita psicologica del bambino” offrono un notevole contributo alla comprensione del processo mediante il quale il bambino si riconosce come entità distinta dal resto del mondo e acquisisce una propria individualità. Questo scritto infatti ha voluto mostrare come da un primo dipendente attaccamento alla figura materna passi a un progressivo distacco per raggiungere una consapevolezza di sé come soggetto autonomo.
M. Mahler sostiene che la nascita psicologica del bambino non coincide con quella biologica: il piccolo quando viene al mondo non ha ancora sviluppato la sua psiche e solo grazie al processo di separazione-individuazione sarà in grado di prendere coscienza di sé.
Il processo di separazione-individuazione
Il processo di acquisizione di una propria identità che si verifica nel bambino avviene attraverso delle fasi precise.
Nel primo mese di vita il piccolo è totalmente dipendente dalla mamma e non riesce a distinguere una differenza tra i due corpi. Dal secondo al quarto mese si verifica una fusione simbiotica con chi si prende cura del bambino, durante la quale non è ancora percepita una chiara e netta separazione di confini. Dal quinto mese il bambino inizia gradualmente a esplorare il mondo circostante. Questo momento è estremamente importante perché emerge il sé, come elemento differente dal mondo esterno e dalla madre.
Verso i 10 mesi il bambino inizia ad allontanarsi fisicamente per brevi periodi dalla figura materna, sollevandosi e gattonando. Con il compimento del primo anno il bambino manifesta maggior desiderio di autonomia ma anche una crisi di riavvicinamento che dà vita a un vero e proprio conflitto che verrà superato prima del compimento del secondo anno di età.
L’oggetto transizionale
Donanld Winnicott, psicanalista inglese, ha osservato come i bambini vivono lo stato di transizione dalla fusionalità con la figura materna alla percezione della propria individualità distinta. Il bambino durante questo periodo proietta l’affetto materno interiorizzato, animando alcuni oggetti ai quali attribuisce caratteristiche buone.
Una copertina morbida, un peluche, il lembo di un lenzuolo o un oggetto qualsiasi che si adatti al corpo, prende il posto del corpo della madre. Questo oggetto viene nominato oggetto transizionale e serve proprio per dilazionare il distacco, per creare un ponte tra il bambino e il mondo esterno utile per superare la separazione dalla madre.
Un oggetto molto speciale
Prima di arrivare alla scelta dell’oggetto transizionale, il bambino manifesta alcuni fenomeni transizionali come ad esempio quando si succhia il dito ma nello stesso momento tiene stretto anche un oggetto. La scelta di quello che sarà poi l’oggetto prediletto avverrà quando ne troverà uno che avrà per lui una funzione di salvaguardia da paure e angosce.
Questo attaccamento si instaurerà con l’inizio del distacco dalla madre, durante il quale il bambino si stringerà a sé il giocattolo. In questi momenti al piccolo basterà toccare e tenere vicino l’oggetto per ritrovare un senso di protezione, conforto e fiducia simile a quello della presenza della figura materna. L’oggetto transizionale, oltre ad avere un forte significato affettivo, assume un valore simbolico non indifferente: esso infatti rappresenta lo spazio che si situa tra il bambino e la realtà esterna.