Quando il perfezionismo nei bambini diventa un problema

Il perfezionismo ha in sé diverse elementi caratterizzanti:

  • si è ipercritici nei propri confronti,
  • standard personali molto elevati,
  • attenzione maniacale ai dettagli e alle regole.

La paura dell’errore

Eppure il tutto nasce soprattutto dalla paura dell’errore, di fare brutta figura davanti agli altri.

Questo tipo di mentalità, ovviamente, a lungo andare può diventare negativo e risultare anche estremamente negativo.
In molti ambiti della vita, raggiungere il successo totale è quasi impossibile, in quando ci sarà sempre la possibilità di migliorare o di arrivare ad un traguardo ancor più importante: per questo, essere ipercritici e sottostimare qualsiasi obiettivo raggiunto può risultare estremamente nocivo per il soggetto in questione.

Ovviamente, questo perfezionismo patologico può condurre ad altre problematiche gravi come la depressione oltre che a gravi disturbi d’ansia. Inoltre, spesso i perfezionisti risultano essere, agli occhi degli altri, freddi e scostanti, poco affettuosi e/o emotivi in quanto il loro seguir strettamente le regole porta ad avere un atteggiamento eccessivamente rigido – con sé stessi e con gli altri.

Questo problema, ovviamente, risulta ancora più grave nel momento in cui lo si riscontra nei bambini.
Spesso i genitori si sentono estremamente fieri nel parlare dei propri figli come di perfezionisti: in realtà, spesso ci si trova di fronte un problema molto serio e che va considerato con le dovute attenzioni.

Ovviamente, è una cosa ottimale quando i bambini hanno degli obiettivi da raggiungere o delle aspettative riguardo uno o più aspetti della propria vita: il perfezionista, però, spesso si pone dei traguardi estremamente irrealistici e questo lo porta non solo ad esercitare una pressione ed uno stress non indifferente su sé stesso, ma ad essere anche eternamente insoddisfatto di qualsiasi cosa egli faccia o realizzi.

Il perfezionismo e le tipologie

Va detto che esistono diversi tipi di perfezionismo:

PERFEZIONISTI SOCIALMENTE PRESCRITTI: credono che gli altri – nella maggior parte dei casi i genitori o i parenti – abbiano delle aspettative estremamente alte nei loro riguardi;

PERFEZIONISTI ORIENTATI VERSO GI ALTRI: hanno la tendenza a stabilire degli standard elevati – e spesso irrealistici – nei confronti degli altri, con valutazioni estremamente esigenti e rigide delle prestazioni altrui;

PERFEZIONISTI AUTO-ORIENTATI: si auto-stabiliscono dei traguardi quasi impossibili, si è molto critici nei propri confronti e, per questo, si è molto severi con sé stessi.

Se si nota che il/la proprio/a figlio/a ha alcuni di questi atteggiamenti vanno prese alcune precauzioni al fine di attenuare e migliorare questa situazione. Ovviamente, nel momento in cui, sono atteggiamenti circoscritti ad uno, due giorni, non c’è bisogno di allarmarsi. Il problema sorge nel momento in cui il bambino inizia a porsi sempre più regole, paletti mentali, a non riuscire a gestire emozioni quali rabbia, ansia e similari.
Ecco alcuni dei modi in cui è possibile cercare di ridurre il peso di questo perfezionismo che, a lungo andare, potrebbe portare problemi estremamente più gravi.

Il linguaggio è sicuramente uno dei primi aspetti che vanno valutati in questi casi: i bambini ascoltano, imitano ed assimilano gli atteggiamenti così come le parole che provengono dai propri genitori. Infatti, è il caso di prestare estrema attenzione quando si parla in casa con un bambino nei paraggi. Un esempio banale potrebbe essere quello di non dirgli che il suo disegno è perfetto, ma che è bello e che è importante il fatto che si sia divertito nel realizzarlo.

E’ importante far capire al bambino che ciò che conta non è solo il risultato finale, ma anche i progressi che si compiono durante il processo di realizzazione. I bambini devono capire che non sempre si può vincere, ma l’importante che facciano sempre del loro meglio e che abbiano un atteggiamento corretto e positivo durante il processo.

Non bisogna caricare il bambino di aspettative: nel momento in cui portano a casa un voto, l’importante è che per raggiungerlo abbiano fatto del loro meglio. Non serve caricarli di aspettative per raggiungere traguardi che, magari, non riusciranno a raggiungere perché non facenti parte delle loro corde.

Bisogna far capire che perdere o non raggiungere per forza il massimo, non è un male. L’errore non è qualcosa di cui vergognarsi o qualcosa per cui rimproverarsi, l’errore, anzi, permette di crescere e di capire dove migliorarsi così da dare il meglio un’altra volta.

Insomma, pochi atteggiamenti che permetteranno al bambino/a di non entrare in quel circolo vizioso del perfezionismo. La perfezione non esiste e prima questo concetto verrà appreso, prima il/la bambino/a vivrà serenamente.1.